Don Andrea Robotti
Vedere tante persone salire sul monte Figogna mi ha ricordato la famosa Ascesa al monte Ventoso di Francesco Petrarca, avvenuta il 26 aprile (Venerdì Santo) del 1336. La sua esperienza sul Mont Ventoux, un rilievo di 1.912 metri sul livello del mare che si trova nella regione francese della Provenza, dice qualcosa anche a noi oggi!
Egli racconta in una sua lettera: «Oggi, spinto dal solo desiderio di vedere un luogo celebre per la sua altezza, sono salito sul più alto monte di questa regione, chiamato giustamente Ventoso» (cfr. Le familiari di Francesco Petrarca, a cura di U. Dotti, Archivio Izzi, 164 pagine, 28,41 euro). Il Petrarca sale in compagnia del fratello Gherardo per i ripidi sentieri. Subito, però, si palesa una chiara differenza fra i due personaggi: mentre Gherardo sale in modo sicuro e diritto, il poeta incontra continue difficoltà e si attarda a cercare il sentiero più comodo e facile. La fatica e la lentezza del Petrarca sono immagine del suo legame con i beni materiali che gli impediscono di essere libero di raggiungere speditamente la salvezza.
La lettura che apre gli occhi
Giunto in vetta, Francesco legge ad alta voce un brano del libro delle Confessioni agostiniane che sembra riferirsi proprio alla sua condizione. L’autore si esprime così: «Lo apro per leggere quello che mi cadesse sott’occhio: quale pagina poteva capitarmi che non fosse pia e devota? Era il decimo libro. Mio fratello, che attendeva per mia bocca di udire una parola di Agostino, era attentissimo. Lo chiamo con Dio e testimonio che dove dapprima gettai lo sguardo, vi lessi: “E vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti flutti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corso degli astri e trascurano sé stessi”. Stupii, lo confesso; e pregato mio fratello che desiderava udire altro di non disturbarmi, chiusi il libro, sdegnato con me stesso dell’ammirazione che ancora provavo per cose terrene quando già da tempo, dagli stessi filosofi pagani, avrei dovuto imparare che niente è da ammirare tranne l’anima, di fronte alla cui grandezza non c’è nulla di grande. Soddisfatto oramai, e persino sazio della vista di quel monte, rivolsi gli occhi della mente in me stesso e da allora nessuno mi udì parlare per tutta la discesa: quelle parole tormentavano il mio silenzio. Non potevo certo pensare che tutto fosse accaduto casualmente; sapevo anzi che quanto avevo letto era stato scritto per me, non per altri».
Attraverso la lettura di quel brano di sant’Agostino, Petrarca ha preso coscienza dell’importanza di un cambiamento interiore, certamente faticoso, ma necessario. Così la gita diventa pellegrinaggio! Si passa dall’ammirazione per i bei paesaggi e i panorami a quella per le profondità dell’animo umano. La lettura delle Confessioni offre all’autore l’occasione per ritornare in sé stesso, riflettere e chiedere a Dio la grazia di un’autentica conversione.

L’esperienza spirituale del Petrarca può avere dei punti di contatto anche con la nostra. Anche dal monte Figogna si può godere di una vista eccezionale: le alte vette (come il Cervino, il massiccio del Rosa e le Alpi svizzere), la vastità del mare e le isole (la Corsica e le isole minori).
Capiamo, però, che non basta guardare l’orizzonte in lontananza! È fondamentale saper guardare anche in profondità noi stessi, per scorgervi la presenza di un Dio, alla cui immagine e somiglianza siamo creati. Ammirando la natura, siamo invitati a lodare Dio creatore, scandagliando l’animo umano, siamo portati a lodare il Signore per il dono della vita.
Entrare nel Santuario, pregare davanti al Santissimo, avvicinarsi alla nicchia della Statua della Madonna, accendere una candela, fermarsi a leggere la Parola di Dio, incontrare una persona inaspettata, possono diventare per noi l’occasione per trasformare una semplice salita sul monte Figogna in un pellegrinaggio in cui scoprire il senso della nostra esistenza. E capiremo che quello che abbiamo vissuto alla Guardia non è frutto del caso, ma dell’Amore provvidente di Dio che comunica in modo unico con ciascuno di noi.
Si sta avvicinando la Settimana Santa e, nella speranza di vedervi presto qui al Santuario, auguro a tutti voi, amici e devoti della Madonna della Guardia, di poter vivere in questa Santa Pasqua un’esperienza significativa di fede. Certamente Dio non è muto! Forse qualche volta siamo noi ad essere un po’ sordi.
Anche il monte Figogna è un monte ventoso, ma è soprattutto monte dell’Incontro trasformante con Dio e con Maria.