di don Andrea Robotti
Sono le prime parole dell’ultima Enciclica di papa Francesco, il quale cita la lettera che san Paolo scrive ai Romani (8,37). Questo documento ci viene consegnato durante l’anno giubilare per i 350 anni dalle apparizioni del Sacro Cuore avute da santa Margherita Maria Alacoque a Paray-le-Monial. È un’opportunità per prendere sempre maggiore consapevolezza del grande Amore di Dio, per renderne grazie al Signore e per rafforzare la nostra volontà nel testimoniarlo.
Mi sembra quanto mai opportuno partire da queste parole: «Ci ha amati!», per preparare i nostri cuori al Santo Natale. Questa frase di san Paolo è una certezza per la nostra vita e lo stesso apostolo afferma con convinzione: «Sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore»(Romani 8, 38-39).
Nel Santo Natale celebriamo un amore non solo proclamato, ma anche donato, non solo annunciato, ma anche realizzato. Infatti, l’Amore del Padre è talmente grande da offrirci il Suo Figlio, che prende una carne mortale per donarci la salvezza. A noi è chiesto di accogliere questo Amore!
Un Amore che infiamma
Riporto le parole che santa Margherita Maria Alacoque scrive nella sua Autobiografia (n. 53), parlando della prima grande apparizione, in cui Gesù dice: «Il mio divin Cuore è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che, non potendo più contenere in sé stesso le fiamme del suo ardente Amore, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori che ti scoprirò».
È una profonda dichiarazione d’amore del Signore verso l’umanità e, quindi, verso ciascuno di noi. Nel Natale sentiamo particolarmente vive queste parole e vogliamo dare la nostra risposta senza lasciarci intimorire dai nostri peccati o insicurezze. Non vogliamo che l’indifferenza e la superficialità blocchino i nostri slanci di Amore verso Dio. Certamente non possiamo vivere l’esperienza dell’Amore di Dio in modo intimistico, senza avere la giusta e necessaria apertura verso il nostro prossimo. S. Charles de Foucauld affermava: «Il nostro cuore, come quello della Chiesa, come quello di Gesù, deve abbracciare tutti gli uomini». (Meditazioni sui passi dei vangeli relativi a Dio solo, fede, speranza, carità (1897-1898), Città Nuova, Roma 1973, pag. 325).
Sicuramente nella nostra esperienza quotidiana incontriamo persone dal cuore ferito, che hanno bisogno di sentire la presenza amorosa di Dio attraverso gesti e parole di accoglienza, comprensione e incoraggiamento. Noi vogliamo essere un segno di questo Amore perché, per primi, noi da questo Amore siamo stati guariti. In una società in cui spesso siamo visti come “semplici consumatori” e si dimentica il senso profondo dell’esistenza umana, desideriamo testimoniare che è l’Amore di Dio che muove il mondo. È la nostra missione!
La domanda decisiva
Concludo con questo interrogativo proposto da papa Francesco: «Forse la domanda più decisiva che ognuno si può porre è questa: ho un cuore?» (Lettera Enciclica Dilexit nos, 23). Auguro a tutti noi di poter rispondere: «Sì, e palpita di amore per Dio e per il prossimo!».